In una casa ci sono sempre numerose prese elettriche, disseminate in vari punti all’interno di ogni locale. Alcune di queste sono costantemente impegnate, si pensi ad esempio a quelle che servono al corretto funzionamento di elettrodomestici quali frigorifero, forno, lavatrice, ecc… Altre, invece, restano libere e vengono utilizzate solo all’occorrenza e possono servire, ad esempio, per attaccarvi l’aspirapolvere, ricaricare un tablet o un cellulare, per azionare un frullatore, o per collegarvi qualunque altro oggetto che funzioni a corrente, piccolo o grande che sia.

Vediamo allora di capire quali sono le prese più comunemente utilizzate in un impianto elettrico domestico, a cosa servono, a quale altezza è consigliato installarle, dove vanno posizionate e quali sono le variabili che di fatto entrano in gioco nella scelta del tipo di presa elettrica, concludendo con qualche piccolo consiglio pratico in modo da evitare di commettere errori o qualche imperdonabile mancanza.

1. L’importanza di scegliere le prese giuste

Le prese elettriche rappresentano il punto finale di un impianto elettrico ed hanno il compito di rendere effettivamente disponibile la corrente al singolo utente.

Per ragioni di sicurezza, sarebbe bene ricorrere il meno possibile all’ausilio di componenti esterne ed aggiuntive alle prese di corrente, come adattatori, ciabatte, prolunghe, ecc… , in quanto la presenza di oggetti che si frappongono tra la presa elettrica a muro ed un qualsiasi apparecchio, è sempre fonte di un potenziale pericolo (dal surriscaldamento al rischio di elettrocuzione, cioè la “scossa”).

Da qui ne segue che è importante ragionare a priori su un corretto dimensionamento e posizionamento di ogni componente dell’impianto elettrico.

2. Quali tipi di prese esistono e a cosa servono

Per poter realizzare una disposizione ottimale dei punti presa all’interno dei locali è necessario conoscere quanti tipi di prese elettriche esistono sul mercato, come sono fatte, in cosa si distinguono le une dalle altre e per quali utilizzi sono indicate.

2.1 Prese elettriche da 10A 2p+T

Le classiche prese elettriche caratterizzate dalla presenza di 3 fori allineati. In questo tipo di presa va collegata la spina da 10A, comunemente detta “spina piccola”.

Le prese da 10 ampere, denominate P11, sono di fatto lo standard italiano. Un tempo, queste consentivano di collegare senza particolari problemi qualunque elettrodomestico la cui potenza non superasse il valore nominale di 10A, sopportando un carico totale di circa 2-2,3 KW alla tensione di 230V. Oggi, però, le richieste energetiche sono cresciute e 10 A, in molti casi, sono diventati troppo pochi. Per questa ragione, la semplice presa P11 viene installata sempre con minor frequenza, sostituita da presa elettriche bivalenti o polivalenti, che peraltro non hanno un costo di troppo superiore.

Nonostante ciò il prezzo contenuto le rende ancora appetibili ed utili specie in alcuni frangenti. Ad esempio, se si in un determinato punto della casa si desidera installare una lampada da tavolo, a piantana, una presa di questo tipo ad essa dedicata può rivelarsi un ottima scelta.

2.2 Prese elettriche da 16A 2P+T

Le prese da 16 ampere, sono invece denominate P17, sono caratterizzate da fori più larghi (da circa 5 mm di diametro) e maggiormente distanziati rispetto alle prese P11. Anche queste possono ospitare spine tre poli o due poli e sopportano un carico maggiore di quelle viste in precedenza, fino a 3200 W. Ecco perché le prese da 16A normalmente vengono utilizzate per gli elettrodomestici più potenti, quali l’aspirapolvere, il microonde ed altro ancora, sempre ove non sia indispensabile utilizzare una Schuko (vedi dopo).

2.3 Prese elettriche bipasso o bivalenti 16A 2P+T (P17/11)


Siete indecisi tra una presa da 10 e una da 16A?

La soluzione ideale, nella maggior parte dei casi, è optare per una presa P17/11, ovvero una presa elettrica cosiddetta bivalente o bipasso, che oggi è a conti fatti l’alternativa più utilizzata. Essa ha un valore di assorbimento nominale pari a 16A; all’interno di una scatola occupa lo spazio di un solo frutto elettrico e non ha un costo di molto superiore alle tradizionali prese da 10 o da 16A, a differenza di una polivalente Schuko che invece necessita di maggior spazio per venire installata ed è più costosa (la vedremo dopo).


2.4 Presa Schuko o tedesca



Le prese Shuko, contrazione di Schutzkontakt, (letteralmente “contatto di protezione”) che in tedesco significa “messa a terra”, vengono dette anche prese “tedesche”, proprio perché consentono la loro interno l’inserimento di spine particolari (anch’esse denominate tedesche o Shuko) che sono circolari e dotate oltre che dei classici fori anche di due contatti piatti sui lati, necessari per la messa a terra del dispositivo.

Queste prese sono adatte per carichi fino a 16 A, ma grazie alla loro conformazione particolare ed al conduttore di terra posizionato in modo bilaterale, risultano più sicure rispetto a quelle classiche e dunque vengono sempre preferite per utilizzi che prevedano un maggior assorbimento di energia. Caso tipico quello dei grandi elettrodomestici: lavatrice, forno, frigorifero, asciugatrice, asciugacapelli, climatizzatore, ferro da stiro, ecc… sono tutti dotati di spina Schuko. Ecco allora che, specialmente in bagno ed in cucina è bene stabilire a priori dove andrà posizionato ogni elettrodomestico, in modo tale da prevedere una presa Schuko per ciascuno.

Anche per quanto concerne le prese Schuko è possibile trovarne in commercio diverse tipologie, tutte però sono più ingombranti rispetto alle prese appena viste ed occupano due moduli all’interno di una normale scatola.


2.5 Presa schuko + bipasso


Ecco che, per ovviare ai problemi di compatibilità, l’alternativa in assoluto migliore è optare per le cosiddette prese Schuko + bipasso, che consentono di utilizzare praticamente tutte le spine presenti in Italia senza dover mai far uso di adattatori. Certamente il loro costo è più elevato, ma non avrete mai più alcun problema di incompatibilità e non dovrete andare in giro per tutta casa alla ricerca disperata di un adattatore. Sarebbe dunque consigliabile adottarle almeno in bagno, in cucina ed una per ogni locale. 


3. Altezza prese e posizioni off-limits

Una volta stabilito quante prese prevedere e dove collocarle si pone un’ulteriore problema: a che altezza vanno posizionate? Ci sono delle regole ben precise da seguire e dei punti assolutamente da evitare?

Sotto il profilo prettamente normativo rispetto al posizionamento di punti luce, interruttori e prese di un impianto elettrico civile esistono due riferimenti: la norma CEI 64-8, che fissa le quote minime dei componenti elettrici e la guida CEI 64-50, che suggerisce invece quelle che dovrebbero essere le altezze ottimali. Dunque, in realtà, non esistono quote fisse rispetto all’altezza delle prese, ma solo indicazioni per un’istallazione ottimale, che renda l’utilizzo di prese ed interruttori pratico ed ergonomico.

L’altezza minima delle prese da terra dovrebbe essere sempre pari almeno a 17,5 cm, per evitare incidenti in caso di allagamento, ma spesso soprattutto nei bagni e nelle cucine le prese si posizionano addirittura a 30 cm da terra.

Nei bagni, vicino a specchi e lavabi, l’altezza delle prese che si utilizzano per radersi, asciugarsi i capelli o quant’altro, generalmente è pari a 110-120 cm, lo stesso dicasi per le prese della cucina, che devono essere collocate al di sopra del top. Attenzione invece alla presa della cappa che solitamente va posizionata a circa 180 cm da terra.

Nelle camere da letto l’altezza di prese ed interruttori a servizio dei comodini è fissata a circa 70 cm da terra. Oggi, però, i mobili moderni sovente sono molto più bassi di quelli di un tempo, pertanto questa quota per ragioni estetiche può venir ridotta ad una cinquantina di cm da terra. Allo stesso modo se si pensa di installare un letto a soppalco, o uno a castello, potrebbe essere il caso di prevedere delle prese ad altezza superiore, al di sopra di quella del letto e a servizio di quest’ultimo.

Se si intende posizionare ad una televisione appesa a muro è bene predisporre le prese che dovranno servirla esattamente dietro all’apparecchio così che non rimangano antiestetici fili a vista.
Insomma, l’altezza delle prese, di fatto, come il loro posizionamento è una questione di buon senso e va valutata caso per caso.

Ci sono però chiaramente delle posizioni off limits, alcune imposte dalla legge per motivi di sicurezza, altre dettate, invece, dal buonsenso.

Acqua e corrente, si sa, non sono compatibili: ecco allora che per evitare pericolose interferenze, sia nei bagni che nelle cucine tra l’asse del lavello, così come del lavabo, del bidet, ecc.. e le prese di corrente bisogna mantenere sempre almeno 60 cm di distanza. Anche corrente e calore non è bene siano vicini e la stessa misura di sicurezza si applica dunque anche al piano cottura.

La logica, poi, ad esempio, suggerisce che nelle stanze da letto sarebbe auspicabile non mettete mai prese d’ angolo. Tenete conto che armadi e cassettiere hanno una profondità di 60 cm: quindi pensate bene a dove collocarli, perché purtroppo capita spesso che non si riesca a mettere l’armadio dove si vorrebbe a causa di prese, e soprattutto interruttori, mal posizionati.


Facciamo qualche esempio pratico...

Nelle prese da 10A vanno collegati tutti quegli elettrodomestici che sviluppano basso assorbimento di corrente, come ad esempio frullatori, robot da cucina, impastatrici planetarie, ventilatori..

Nelle prese da 16A vanno collegati tutti gli elettrodomestici con assorbimento di corrente più alto, come bistecchiere, piani di cottura ad induzione, stufe elettriche, friggitrici...

Collegare elettrodomestici con alto assorbimento su prese elettriche da 10A, provoca il surriscaldamento dei cavi elettrici ed in alcuni casi si può anche guastare il prodotto o ancor peggio provocare gravi danni al impianto elettrico

Un altra cosa molto importante da fare periodicamente è la verifica del salvavita all'interno dell'abitazione. Questo importantissimo dispositivo serve ad interrompere la corrente elettrica in caso di corto-circuito